Sara Kaminski, docente di lingua e letteratura ebraica presso l’Università di Torino, e Luca Piazza, laureato in storia, sempre presso il medesimo ateneo con una tesi su Theodor Herzl ed il sionismo, completano la panoramica sulla storia e la cultura del Medio Oriente del dodicesimo ciclo di Incontri di Studio.

Per giungere a comprendere l’Israele contemporaneo non si può non partire dalle origini del movimento sionista che precedono di circa un cinquantennio la persecuzione nazista e la nascita dello Stato ebraico.

Alla base di questo sentimento vi è la consapevolezza di una reiterata discriminazione del popolo ebraico fuori della sua terra originaria, attuata ora con i pogrom dell’Europa orientale ora con l’affare Dreyfus in Francia.

Sotto la guida di Theodor Herzl, il movimento si organizza e si consolida.

Sarà la dichiarazione Balfour a concedere, nell’ambito dell’ambigua politica coloniale britannica, la facoltà di costituire un focolare ebraico in Palestina.

L’insieme delle decisioni internazionali condizioneranno innanzitutto la prima guerra arabo-israeliana del 1948, esito di aspirazioni contrastanti e pesante eredità del colonialismo in Medio Oriente.

Il conflitto arabo-israeliano non ha ancora trovato una soluzione, dopo quasi un secolo di crisi molto acute intervallate a fugaci e sterili speranze per una pace duratura.

Tuttavia, in un contesto sempre non facile e spesso addirittura drammatico, la società israeliana si è sviluppata con grande dinamicità.

Resta l’avamposto democratico nell’area medio-orientale ed un esempio di convivenza basato su presupposti civili più che religiosi.

Questa potrebbe essere il percorso condiviso da altri paesi dell’area e rendere proficuo e definitivo un dialogo disincantato ma concreto.

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